22 ottobre 2015 - Simone Ulmer

Sabato 17 ottobre 2015 alle ore 10:00, il Centro Nazionale Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS) ha aperto, per la seconda volta presso la nuova sede luganese, le sue porte al pubblico. Come già avvenuto nel 2012 in occasione dell’inaugurazione del nuovo edificio a Lugano, visitatori grandi e piccoli sono stati attratti dalla possibilità di dare uno sguardo «dietro le quinte» e scoprire cosa fa un centro di calcolo. Agli oltre 1’500 visitatori è stato offerto un programma variato. Durante la loro visita hanno potuto scoprire che cos’è il calcolo ad alte prestazioni (High Performance Computing, HPC), la tecnologia alla base dei supercomputer e dell’edificio, la storia della ricerca computazionale e gli svariati campi di ricerca. Le collaboratrici e i collaboratori del CSCS hanno presentato i diversi settori di ricerca in cui trovano impiego i supercomputer con l’aiuto di poster e di schermi su cui veniva visualizzato ciò che i supercomputer calcolano. Esperti hanno spiegato per esempio come vengono elaborati i modelli climatici e come ricavarne relative previsioni. L’intero personale era a disposizione del pubblico per rispondere alle domande dei visitatori che hanno, inoltre, potuto informarsi sulle possibili carriere in seno al CSCS e al Politecnico federale di Zurigo.

Scienza e supercalcolo

In occasione della giornata delle porte aperte sono giunti, da diverse zone del Paese, scienziati di diversi istituti nazionali e attivi in diversi ambiti della ricerca e che utilizzano i calcolatori del CSCS, per presentare ai visitatori la loro attività di ricerca, spiegando come traggono vantaggio dai supercomputer. Già alle 10:30 del mattino, nel suo intervento dal titolo «Vedere un mondo in un grano di sabbia», Nicola Marzari − ricercatore nel campo della scienza dei materiali presso il Politecnico federale di Losanna − ha confrontato, con un pizzico di umorismo, i visitatori con i grandi problemi che la popolazione mondiale deve affrontare oggi. Nonostante la complessità delle simulazioni matematiche e fisiche che si celano dietro alla ricerca computazionale sui materiali, lo scienziato è riuscito a spiegare con maestria la necessità e la grande importanza di questo campo di ricerca, al fine di trovare energie rinnovabili, tutelare l’ambiente o sviluppare nuovi farmaci. L’esempio per eccellenza di Marzari è stata la produzione sintetica di ammoniaca, un importante risultato ottenuto all’inizio del XX secolo: oggi, l’ammoniaca viene utilizzata principalmente per produrre fertilizzanti, fornendo un sostanziale contributo alla produzione di generi alimentari nel mondo. La sempre più gremita sala conferenze nel corso della giornata e le numerose domande poste dal pubblico hanno attestato il grande interesse dimostrato dai visitatori anche per gli interventi dei relatori successivi.

Il programma prevedeva inoltre l’intervento dell’astrofisico Lucio Mayer dell’Università di Zurigo sul tema «Supercomputer per svelare la natura del nostro Universo: dai pianeti alle galassie fino all’origine dei buchi neri supermassivi». La fisica delle particelle − con la sua più recente scoperta, il Bosone di Higgs − era rappresentata da Michele Weber dell’Università di Berna, con la sua relazione «Supercomputer per super esperimenti: il CSCS e la scoperta del bosone Higgs». L’apprezzato «Human Brain Project» e i suoi più recenti risultati di ricerca all’interno del «Blue Brain Project» – i cui supercomputer vengono gestiti dal CSCS – sono stati presentati da Richard Walker del Politecnico federale di Losanna nella sua relazione «Il supercomputer per ricostruire i microcircuiti del cervello».

Come ha spiegato Michele De Lorenzi, Associate Director del CSCS, lo slogan «I cervelli che contano» è anche un’allusione alle persone che gestiscono i calcolatori, portandoli a fornire elevate prestazioni − ovvero il team del CSCS. I calcolatori ad alte prestazioni stessi sono ancora molto lontani dal modo di funzionamento del cervello umano, ma lo «Human Brain Project» potrebbe contribuire alla realizzazione di calcolatori simili al cervello. Se, grazie alle simulazioni, si riuscisse a comprendere meglio i processi all’interno del cervello umano, si aprirebbero nuove strade per costruire una generazione del tutto nuova di supercomputer sulla base del cosiddetto «neuromorphic computing».

High Performance Computing matters

Alle 16:00 sono state chiuse le porte al pubblico. Sui bus, in strada e nelle vie della città si incontravano numerose persone con borse in tessuto con, impressi, un cervello blu e il logo del CSCS che discutevano della giornata trascorsa presso il CSCS. High Performance Computing matters! La giornata delle porte aperte si è svolta nell’ambito di Ricerca live, la voce di programma regionale nella Svizzera italiana, dedicata al bicentenario dell’Accademia svizzera di scienze naturali (SCNAT).